Storia di Lin

Storia di Lin di Giuseppina D'Amato
Storia di Lin di Giuseppina D’Amato

Storia di Lin Giuseppina D’Amato

Il genere

Storia di Lin di Giuseppina D’Amato è un romanzo “post realistico”, attuale e dal linguaggio contemporaneo.

Zhang Lin

Storia di Lin racconta il vissuto di un’adolescente cinese immigrata in una Brescia postindustriale e multiculturale. 
Fin dal principio il lettore respira la solitudine e il bisogno d’affetto che spinge la ragazza ad avvicinarsi a figure compensative.

Zhang Wei

Lontana da lei un’altra donna soffre, mentre lavora, è Zhang Wei, la madre. La narrazione ricostruisce il passato di Wei, carico di umiliazioni e sacrifici, fino al giorno in cui acquista un appartamento e vi si trasferisce con Lin.

L’inatteso

Però, accade l’inatteso, e la situazione muta. Pertanto, la ragazzina si ritrova a gestire da sola l’adolescenza, il primo amore, i problemi scolastici e di integrazione. Non di meno vive i contrasti culturali con coetanei di altre etnie e la rabbia crescente verso la madre. Il romanzo realistico, ricco di eventi e personaggi, appassiona il lettore sino al finale intenso e commovente.

INCIPIT del romanzo STORIA DI LIN

L’aurora

Il chiarore dell’aurora si diffuse lento nel cielo, oltre l’orizzonte. Poi salì calmo dietro i monti, e arrossò i mari. Tinse le acque dolci della terra, le campagne, i boschi, i villaggi sperduti e, rasente i muri, invase le città, ed entrò nelle case. La morbida luce rosata s’insinuò attraverso i fori e le fessure delle tapparelle, e illuminò la camera.

La camera

L’alba dapprima avanzò con dolce inconsistenza, e dopo rischiarò i pochi oggetti della stanza: un armadio di laminato color legno con ante a specchiera, una sedia, una coppia di comodini ai lati del letto, sui ripiani piccole lampade e un cellulare Huawei bianco. Quando il baluginio ondeggiò sul letto matrimoniale, scoprì un panda di pelo, poggiato su un cuscino, accanto al quale una sagoma umana era sprofondata nel sonno e sotto il piumone di raso avorio. Infine lampioni si spensero. All’improvviso, l’aria fu un po’ più scura, e una penombra lattiginosa avvolse la camera.

Il risveglio

La suoneria altissima del telefono squarciò l’aria con il waka-waka di Shakira. Intanto, una mano esile e bianca emerse dalla coperta, tastò il ripiano del comodino, afferrò l’apparecchio, e, infine, spense la sveglia. Ritrasse il braccio, e lo infilò sotto le coperte insieme al cellulare che, dopo qualche minuto, riprese il ritmo incalzante del waka-waka ma, questa volta, in tono soffuso attraverso la montagna di biancheria.
“Devo alzarmi”, pensò Lin, mentre spegneva il suono del mattino. Si fece coraggio, e gettò indietro le coperte, spingendole con le braccia e le gambe: sembrava un fumetto, un enorme groviglio di lenzuola, capelli, piumone e arti, pensò, vedendo la sua immagine riflessa nello specchio. Provò un leggero brivido di freddo.

Il signor Bambù Storia di Lin

Si volse verso il panda, lo prese, e se lo strinse al petto. «Buongiorno, signor Bambù; zǎo, shēng māo zhú», lo salutò nella sua lingua, tuffando il viso nella stoffa di pelo soffice.
Il peluche la riscaldò un po’ e lei trasse una sorta di conforto dal contatto con quel giocattolo peloso che la teneva legata alla fanciullezza e l’accompagnava verso l’adolescenza. Sedette sul bordo del letto, e chinò la testa a cercare le pantofole. Appena le scorse, sotto un lembo di piumone, vi infilò i piedi dentro, e s’avviò verso la stanza attigua.

La casa Storia di Lin

Corse nel piccolo salone con un divano macchiato e sdrucito, un televisore, l’angolo dei videogiochi, una cartiera con i libri scolastici e una scrivania, su cui erano appoggiati pochi libri e quaderni, il personal computer e ogni genere di apparecchi tecnologici: cuffie, iPod, memory card, chiavette USB e la versione più aggiornata della postazione gioco di maggior successo tra i ragazzi.
Poi infilò la testa sotto la scrivania, e prese la cartella dal pavimento. Senza troppo riflettere, incominciò a mettervi dentro l’astuccio, dei quaderni e un libro.
“Basta così”, si disse. Non aveva intenzione di spezzarsi la schiena. “I libri pesano. Seguirò con la mia compagna di banco. Lei ha sempre il materiale necessario”, pensò in cinese, chiedendosi come mai i professori le avessero assegnato proprio il posto accanto a Daniela. “Sono un’incapace, e sperano che lei mi aiuti”, ipotizzò, annuendo.

Recensioni: Storia di Lin

5,0 su 5 stelle

Storia di una ragazza per adolescenti di oggi.

13 gennaio 2018

Formato: Formato Kindle Acquisto verificato

Il linguaggio

Il romanzo Storia di Lin è scritto molto bene. La lettura risulta scorrevole e piacevole. Il linguaggio semplice e contemporaneo mi spinge a consigliarlo sia ai giovani sia agli adulti e come libro scolastico per affrontare in classe il tema dell’emigrazione, dell’appartenenza e dell’assenza.

I temi

Le tematiche trattate sono più che attuali, preconizzano il futuro delle nuove generazioni che, sempre più, vivranno in una società multirazziale, dunque multiculturale, esposte agli incontri e, talvolta, agli scontri. Sullo sfondo lo spettro della vecchia economia e le tracce della new economy, intraviste dalla madre della ragazza, Zhang Wei.

Lin, la protagonista

Il fulcro della vicenda è Lin, studentessa di prima superiore, con difficoltà scolastiche legate alla scarsa conoscenza della lingua italiana, problemi d’integrazione, in conflitto con la madre. La ragazza soffre di solitudine e abbandono che le procurano crisi di ansia e attacchi di panico e pensieri di morte. Durante uno scontro con la madre succede l’imprevisto… e la sua esistenza subisce un brusco cambiamento. Suo unico conforto sono gli amici, anch’essi con famiglie difficili, e alcune figure femminili compensative. Lin vive negletta in una Brescia post-industriale nebbiosa e struggente che, però, le dona il primo amore e, forse, una nuova vita.

5,0 su 5 stelle

Realistico, fin troppo realistico…

8 agosto 2018

Formato: Formato Kindle Acquisto verificato

La storia di questa ragazza cinese è il pretesto per descrivere uno scenario drammatico che, purtroppo, è la cruda realtà che vivono quotidianamente gli immigrati. Il rapporto con la madre sottolinea la disparità di intenti e quanto sia difficile per ognuno far comprendere agli altri, fossero pure i propri figli, le scelte fatte nel corso della vita spesso dettate dalla necessità. Una storia dolorosa e attualissima.

5,0 su 5 stelle

Una storia attuale

2 marzo 2018

Formato: Copertina flessibile Acquisto verificato

Storia di Lin è un romanzo contemporaneo con uno sguardo al futuro. Narra la solitudine degli adolescenti del duemila costretti a confrontarsi da soli con la vita e i sentimenti. Sullo sfondo la città e la società multietnica con i suoi problemi, gli scontri e gli incontri di gente di etnie diverse. 

La forma dell’anima 

La scoperta “casuale” del romanzo Storia di Lin

Dopo aver terminato l’ultima (deludente) lettura di “Come fermare il tempo” (di Matt Haig), anziché affidarmi ai consigli di amici e conoscenti ho deciso di raccomandarmi completamente al fato.

Tra gli altri, il mio fidato Kindle mi ha proposto un libro (gratis) che di primo acchito non avrei mai scelto per la sua copertina: “Storia di Lin”, della scrittrice Giuseppina d’Amato di cui onestamente non avevo mai sentito parlare.

Premetto che, per essere stata una lettura “alla cieca”, non è andata poi così male: ho fatto molta più fatica a terminare libri che mi erano stati caldamente consigliati e pubblicizzati.

La vicenda di Lin

Ma veniamo al dunque. Il libro racconta, appunto, la storia di Lin, un’adolescente alle prese con le continue metamorfosi tipiche di quell’età, con le difficoltà scolastiche e i primi amori.

Lin è una ragazzina taciturna, timida ed introversa.Talvolta, le compagne a scuola la prendono in giro per il suo strambo modo di vestire, e i suoi amici si contano sulle dita di una sola mano.

Ah! Dimenticavo di dirvi che Lin non è italiana. Si è trasferita a Brescia con la madre dalla Cina, il paese in cui ha lasciato un padre fantasma e dei nonni amorevoli.

La madre di  Lin, Zhang Wei

Paradossalmente, ciò che aggiunge un pesante velo nero alla sua adolescenza è proprio la lontananza da Zhang Wei, sua madre, che ha deciso di buttarsi a capofitto nel lavoro per garantire alla figlia un futuro migliore di quello che è toccato a lei: se va bene, riescono a vedersi una volta ogni due mesi, e spesso anche quel raro incontro risulta impossibile.

Lin è costretta a vivere da sola e ad arrangiarsi in una Brescia che ancora fatica a definirsi multiculturale. Tutta la sua quotidianità gira intorno a qualche figura di riferimento e alla solitudine, all’incertezza, al senso di impotenza. E saranno proprio questi sentimenti a creare un solco profondo nell’anima e nella vita di Lin, portando un cambiamento repentino ed improvviso da cui non le sarà più possibile tornare indietro.

Punti di forza di Storia di Lin

Ecco cosa mi è piaciuto di questo libro: sicuramente questa storia riesce a mettere l’accento su scorci culturale a cui (forse) normalmente non presteremmo la benché minima attenzione. Trovo che sia importante calarsi nei panni degli altri per arrivare almeno ad intuire vagamente quali siano i suoi trascorsi, le sue difficoltà, le sue aspirazioni. Vestire i panni di qualcun altro ci rende l’altro meno “diverso” e più vicino, e in questo il libro centra pienamente l’obiettivo.

Non aspettatevi una storia piena di colpi di scena, perché non ce ne saranno. La storia di Lin potrebbe tranquillamente essere la bella prosa di un trafiletto tratto dal quotidiano locale di qualsiasi città, suscitando lo stesso identico disappunto. Devo confessare che alcuni passaggi mi hanno ridotto in lacrime: in un paio di momenti, la distanza tra me e Lin si è azzerata, tanto che le sue emozioni sembravano mie e viceversa.

Punti deboli di Storia di Lin

Cosa non mi è piaciuto di questo libro: il linguaggio della scrittrice non è sempre fluido e scorrevole; ci sono momenti in cui ho dovuto fare marcia indietro e rileggere una parola se non addirittura un’intera frase per capirne bene il senso. Non perché la sintassi non sia corretta, semplicemente a volte la scrittrice fa uso di termini “difficili” e pesanti. Potrebbero risultare ostici a chi non dispone di un lessico molto più che completo.

Inoltre ho trovato imbarazzati alcuni passaggi in cui la narratrice tenta di scimmiottare i discorsi di Lin in un italiano stentato e un po’ caricaturale. Così facendo finisce col ricreare la classica “macchietta” ben radicata nella mentalità di noi italiani. Trovo che questi discorsi, anziché palesare le difficoltà di una ragazza in cerca di integrazione, rendano il tutto un po’ troppo improbabile. E fanno quasi perdere credibilità all’intera storia.

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